
MUNARI, Lampada Falkland
Bruno Munari è stato molto più di un artista o di un designer: è stato un esploratore instancabile della creatività.
Nelle sue opere non c’è mai soltanto la ricerca estetica, ma soprattutto la volontà di guardare il mondo con occhi diversi, di scoprire possibilità nuove nelle cose più comuni.
Il suo lavoro attraversa discipline, linguaggi e materiali con una leggerezza che nasconde una profonda consapevolezza. Munari non si è mai accontentato di etichette o confini: è stato artista, designer, inventore, scrittore, pedagogista, teorico. Sempre con lo stesso spirito: rendere visibile ciò che di solito resta invisibile e dimostrare che la creatività non è un lusso per pochi, ma un diritto e una possibilità per tutti.
Arte e sperimentazione visiva
Fin dagli anni Trenta, Munari ha contribuito al movimento futurista e successivamente all’arte concreta, esplorando il rapporto tra forma, colore e movimento. Le sue macchine inutili, sospese tra scultura e gioco cinetico, sono un esempio di poesia visiva che nasce da materiali semplici e dal desiderio di dare corpo all’aria, al vento, al tempo che scorre.
Design e oggetti quotidiani
Per Munari il design non era solo risposta a un bisogno pratico: era anche gioco, immaginazione, libertà. Alcune sue creazioni nascono con una funzione precisa, altre invece dichiarano la propria “inutilità” con orgoglio, come le celebri macchine inutili, leggere strutture sospese che esistono soltanto per muoversi nello spazio e stupire chi le osserva.
Con la lampada Falkland (1964), fatta di tessuto elastico e anelli metallici che si dispongono da soli in una forma armoniosa, Munari ha dato vita a un’icona del design capace di unire essenzialità tecnica e poesia formale.
Diversa, ma altrettanto significativa, la Scimmietta Zizì, giocattolo in gommapiuma e filo metallico che può assumere infinite posizioni: un invito al gioco e alla fantasia, premiato con il Compasso d’Oro.
Che fosse un oggetto d’uso quotidiano o un esperimento “inutile”, ogni creazione di Munari porta con sé la stessa idea: il design non è soltanto soluzione a un problema, ma un modo di guardare il mondo con occhi curiosi, aperti alle possibilità più impreviste.
Educazione e infanzia
Uno dei suoi contributi più duraturi riguarda il mondo dell’infanzia. Con i laboratori tattili e visivi, con i suoi libri illeggibili e i prelibri per bambini, Munari ha insegnato che imparare significa sperimentare, toccare, esplorare. La sua convinzione era che la creatività non dovesse essere “insegnata” ma stimolata, perché presente in ogni bambino come energia naturale da coltivare.
Scrittura e divulgazione
Munari ha saputo trasformare le sue riflessioni in libri diventati fondamentali per generazioni di designer, educatori e appassionati. Opere come Da cosa nasce cosa o Fantasia sono veri e propri manuali di metodo creativo, in cui rigore e ironia si intrecciano. Munari non pontificava mai: raccontava, mostrava, invitava a provare.
Carattere e filosofia
Chi lo ha incontrato ricorda la sua ironia, la capacità di spiegare concetti complessi con parole semplici e gesti concreti. Munari aveva un modo di porsi diretto e generoso: non si metteva mai in cattedra, ma coinvolgeva chiunque lo ascoltasse in un processo di scoperta condivisa. Credeva che il design non fosse un fatto elitario, ma uno strumento per migliorare la vita di tutti.
Le forchette parlanti
Con lo stesso spirito, Munari ha saputo trasformare persino un oggetto comune come una forchetta in un mezzo di espressione. Le sue Forchette Parlanti, piegate e modellate per assumere sembianze umane, sono esempi di come la creatività sappia trovare voce nelle cose più ordinarie. Dietro quell’ironia si cela il messaggio più profondo di Munari: osservare la realtà con occhi curiosi significa scoprire che ogni cosa può sorprenderci.
Lo si comprenderà meglio attraverso le sue parole. In questo video Bruno Munari, registrato durante una sua lezione all’Università di Venezia, parla agli studenti proprio del processo creativo che ha condotto alle Forchette Parlanti.