Lo scolapasta ieri ed oggi: l’evoluzione degli oggetti della nostra tradizione culinaria
Di che materiale è fatto lo scolapasta che avete in cucina? Di questo strumento, comunemente impiegato per scolare il piatto principe della cucina italiana, il museo della pasta espone un’intera collezione. P. Scheuermeier (1888-1973), ricercatore che per il suo lavoro di documentazione iconografica della cultura materiale contadina, percorse negli anni 1920-1935 tutta la penisola, riferisce che questi recipienti bucherellati erano diffusi nelle zone caratterizzate da un elevato consumo di pasta, specialmente nell’Italia centrale e meridionale.
Lo scolapasta “ieri”
Quando venivano usati, gli scolapasta erano solitamente posizionati sul lavello o all’interno di grandi conche di terracotta o di rame. L’oggetto ha una storia molto antica: le sue origini si perdono nella notte dei tempi e si ritiene derivi dai colini impiegati già in età romana nella lavorazione delle uve per la produzione del vino, realizzati in dimensioni maggiori per consentire di scolare appunto la pasta. La prima citazione nota è del 1363 e si riferisce a un utensile forse più simile in realtà a un mestolo forato che a uno scolapasta: la “caza lasagnaria” usata dai lasagnari genovesi per preparare trenette e spaghetti. Risale al 1570 la citazione successiva, con disegno che raffigura per la prima volta uno scolapasta (il “foratoro”): è di Bartolomeo Scappi, cuoco di papi, nella sua “Opera (…) dell’arte del cucinare”. Inizialmente erano fabbricati in materiale povero, la terracotta forata, come quello più antico esposto nel museo: un esemplare del XIX secolo di ceramica invetriata, con larghi fori e due grandi manici ansati (Inv. MuPa 186).
Lo scolapasta “oggi”
Poi si realizzarono in bronzo o in altri metalli e, a partire dal medioevo, soprattutto in rame. Procedendo nel tempo, da un lato si evolverà la sua forma arrivando a stabilizzarsi nel tradizionale corpo semisferico traforato, con due manici laterali e tre piedi d’ottone, dall’altro si adopereranno per la sua fabbricazione sempre nuovi materiali, come l’alluminio, il ferro smaltato, l’acciaio, le materie plastiche. In età contemporanea lo scolapasta diventerà oggetto d’interesse e di studio per vari designer, che lo trasformeranno da semplice arnese da cucina in manufatto talora di grande fantasia e bellezza, da esibire anche come complemento d’arredo. Ne sono esempio quello disegnato nel 1990 da Philippe Starck per Alessi, d’acciaio inossidabile a forma di cono rovesciato e con i piedi d’ottone, i cui fori compongono un disegno che in parte è stilizzato e in parte evoca presenze animate (Inv. MuPa 195). Oppure il modello “Ricciolo” creato da Teseo Berghella per Bugatti, dalla forma bombata a due risalti, in acciaio lucido all’esterno e con l’interno satinato, munito di tre piedini. Nato in realtà come portafrutta, ha trafori non circolari ma con disegno a piccole spirali che ricordano i riccioli degli spaghetti e permettono il suo utilizzo anche come scolapasta (inv. MuPa196).