Giovanna Piacenza (Parma, 1479 – Parma, 19 settembre 1524), figlia di Marco e di Agnese Bergonzi, aristocratici parmigiani, entra molto giovane nel monastero benedettino di San Paolo a Parma. Ne diventa badessa nel 1507. Ha solo ventotto anni. Dotata di ampia cultura, come le grandi dame rinascimentali apre le sue stanze ad artisti e letterati: in questo modo la clausura è meno pressante. Attenta al decoro del monastero e alla sua solidità economica, nel primo decennio del suo superiorato si dedica alla sistemazione delle rendite e alla riorganizzazione dei possedimenti fondiari (come la Corte di Giarola, di proprietà del monastero) e alla difesa di usi e costumi, ma anche ai rifacimenti architettonici e agli abbellimenti nel monastero.
Nel 1514 convoca Alessandro Araldi, pittore tra i migliori a Parma. Decide di far affrescare una camera con motivi a grottesche, con richiami alla virtù e storie tratte dalla letteratura latina e dai testi biblici. Nel 1519 chiama poi il pittore di punta, il Correggio, per affrescarne un’altra: la celebre Camera di San Paolo, conosciuta anche come la Camera della Badessa, considerata il capolavoro assoluto del Rinascimento maturo, per la forza della sua bellezza e innovazione. Giovanna Piacenza ci invita a visitare la Corte di Giarola, antica grancia benedettina dell’XI secolo posta nella valle del Taro, lungo il tracciato della Via Francigena a ridosso del guado del fiume e importante centro di trasformazione agro-alimentare, essenziale per il sostentamento del monastero. A Giarola un mulino, azionato dalle acque del canale Naviglio Taro, che proprio lì nasce, macina il grano prodotto nei campi del monastero, un caseificio trasforma in formaggio Parmigiano il latte delle bovine ospitate nelle ampie stalle, i depositi e i fienili conservano le derrate alimentari.
Oggi la Corte, di proprietà pubblica, ospita la sede dei Parchi del Ducato e i Musei della Pasta e del Pomodoro.