Questo soprannome è attribuito al pittore Girolamo Francesco Maria Mazzola (Parma, 11 gennaio 1503 – Casalmaggiore, 24 agosto 1540), fondamentale esponente della corrente manierista e della pittura emiliana del XVI secolo. Lo scrittore d’arte Vasari lo considera già pittore autonomo a sedici anni: a quell’età dipinge a olio su tavola San Giovanni che battezza Cristo, considerata la sua prima opera (chiesa dell’Annunciata di Parma). Ma è anche certo che possiede una educazione letteraria e musicale. La sua consuetudine con la lettura è evidente in un disegno relativo agli affreschi della Rocca di Fontanellato dove compaiono versi del Canzoniere di Petrarca. Altra opera notevole tra le prime è la cosiddetta Pala di Bardi, conservata nella chiesa di Santa Maria Addolorata di Bardi (Pr). Nel 1522 è a fianco del Correggio nella chiesa di San Giovanni Evangelista: nella cupola dipinge un putto al lato di uno dei pennacchi. Si dedica anche alle cappelle laterali dove già è evidente una pennellata salda, unita ad una sensibilità capace di creare figure monumentali dai risvolti psicologici. Nel 1524, nel soffitto di una stanza della Rocca Sanvitale di Fontanellato (Parma), affresca la cosiddetta “stufetta” (bagno privato): quattordici lunette con episodi della favola di Diana e Atteone tratta da Ovidio: un ambiente straordinario in cui riecheggia la pittura di Correggio e che merita il viaggio e la visita. Parmigianino è anche un grande disegnatore. Spesso, i suoi disegni sono opere finite vere e proprie, destinati alla vendita o al regalo, e sono fonte di ispirazione per pittori minori. Oggi si conoscono circa mille fogli attribuibili a lui, diffusi nelle maggiori collezioni mondiali: i soggetti spaziano dal sacro al mitologico, a volte all’erotico, fino ai soggetti presi dal vero. Una curiosità: il soprannome deriva – oltre che dalle sue origini – dalla corporatura esile e dall’aspetto gentile.