Andar per Pievi: la Pieve di Fornovo e il bassorilievo con la punizione dei sette vizi capitali.
La pieve di Santa Maria Assunta – nota anche come pieve di Fornovo – ha forme romaniche. L’origine della struttura è di epoca longobarda (IX secolo, pare) ma la prima testimonianza della sua esistenza è dell’854. Verso la metà dell’XI secolo – con la crescente importanza del luogo lungo il tracciato della Via Francigena: qui si riunivano i percorsi provenienti da Fidenza e da Parma – avviene la completa ricostruzione, con impianto a tre navate e altrettante absidi.
Agli inizi del XII secolo è realizzato un ampio atrio porticato di due campate per dare riparo ai pellegrini e all’interno un monumentale ambone in pietra con sculture e bassorilievi che riguardano la Storia di Santa Margherita. Tra il 1301 e il 1375, sul retro, viene innalzata la torre campanaria. Nel 1578, secondo le regole del Concilio di Trento, veniva smembrare l’ambone, recuperandone le lastre come elementi decorativi, in parte trasportati nella non lontana Pieve di Bardone.
Tra il 1712 e il 1745, modifiche interne secondo il gusto barocco portano a sostituire le capriate con volte, a intonacare le pareti, ad aggiungere due cappelle laterali. Tra il 1927 e il 1942, complessi lavori di restauro riportano l’originario aspetto romanico con il recupero della facciata e l’incastonatura di alcune sculture medievali provenienti dall’antico ambone. Nel 1970 viene risistemato il presbiterio, con lo spostamento dell’altare maggiore barocco nella cappella del Santissimo e il trasferimento sulla fronte del nuovo altare del bassorilievo raffigurante il Martirio di Santa Margherita proveniente dal disfatto ambone duecentesco. Durante i lavori viene trovata un’antica croce-reliquiario pettorale in bronzo (X o XI secolo), di probabile creazione anatolica, decorata sul davanti col ritratto di Gesù Cristo e dietro con quello di Maria orante con gli Evangelisti.
La facciata a capanna è rivestita in blocchi squadrati di pietra con portale d’ingresso centrale, sopra due capitelli romanici ornati con immagini umane e zoomorfe. Sulla destra della volta, una nicchia racchiude la statua senza testa di un Pellegrino con le chiavi di san Pietro (la strada per Roma) appese alla cintura e una cesta sulle spalle. Sopra, simmetriche, due eleganti bifore con colonnine centrali. Sulla destra, una lastra, pure proveniente dall’ambone disfatto, presenta una scena dell’Inferno, con i dannati sottoposti alle terribili punizioni dei sette vizi capitali.
Sul retro, ancora visibile, ma in parte inglobato dagli edifici adiacenti, l’abside centrale (dei tre innalzati in origine), mentre sul lato meridionale la porta laterale è sormontata da un archivolto con bassorilievi di animali in fuga.
All’interno il nartece serve oggi come atrio d’accesso alle tre navate. Qui ci sono i pilastri in pietra, con capitelli decorati con i Simboli degli Evangelisti e la Tentazione di Adamo ed Eva. Sulla parete di divisione con le navate sono murate le statue romaniche di un vescovo e un re.