Fornai a Parma nel 1765 – A cura di Paolo Giorgini

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Molto fu da ciascuna delle Donne e degli Uomini il parlar di madonna Oretta lodato, il qual comandò la Reina a Pampinea, che seguitasse: per che ella così cominciò: Belle donne, io non so da me medesima vedere che più in questo si pecchi, o la Natura, apparecchiando a una nobile anima un vil corpo; o la Fortuna, apparecchiando a un corpo dotato d’anima nobile, vil mestiere, siccome in Cisti vostro cittadino, e in molti ancor, abbian potuto vedere avvenire, il qual Cisti d’altissimo animo fornito, la fortuna fece fornaio”[1].

Nella presente ricerca, sono riportati i nomi di coloro che svolgevano l’attività di fornaio a Parma, rilevati nel corso del Censimento del 1765 voluto dal Primo Ministro Guillaume Du Tillot (1711-1774) i cui registri manoscritti sono oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Parma.
Quando è stato possibile, al nome di colui che esercitava l’arte del fornaio ed ai componenti della sua famiglia, sono state aggiunte alcune informazioni anagrafiche, provenienti dai registri parrocchiali delle singole parrocchie di Parma.
Ricordiamo, a proposito dell’arte dei fornari, la distinzione fra coloro che si definivano: fornari da massaro (che cuocevano il pane preparato dai privati) e quelli detti fornari da pan venale (che producevano e commercializzavano in proprio).
L’analisi dei dati del censimento ci mostra uno spaccato della vita cittadina con 96 fornari attivi, appartenenti alle diverse classi sociali: da Luigi Melley, fornitore della mensa ducale, abitante nei pressi del complesso della Pilotta, che dà lavoro a numerosi lavoranti, ai panettieri dell’Ospedale degli Innocenti, ai fornai Bajetta, Barbieri, Dodi, Marazani, Solari, Tomasini e Ugolini che sono proprietari degli immobili dove tengono la loro bottega, ai numerosi affittuari di ordini e confraternite religiose, ai piccoli e poveri fornai dei rioni popolari dell’Oltretorrente, della zona della SS. Trinità e di San Benedetto. Mestiere faticoso e “maschile” per eccellenza, trova l’eccezione nelle due fornare – mogli o vedove – Maria Bocchi e Maria Croci, che esercitano l’arte appresa dai rispettivi mariti. L’età anagrafica della categoria, frequentemente assai bassa, raramente si spinge oltre i sessant’anni. Emergono i nomi di alcune famiglie con diversi rappresentanti, come gli Alinovi, i Barbieri, i Borella, i Bosi, i Fulgoni, i Lanati, i Majni, i Panbianco – nel cognomen l’eco secolare del mestiere – i Pigorini, i Sassi e i Soncini che troveremo attestati anche nei secoli successivi.
Nomi, indirizzi, dati, che permettono di inserire questa lista nella più ampia storia dell’Arte dei Fornai di Parma, frutto delle ricerche di Marisa Castelli Zanzucchi.

PER UNA STORIA DELL’ARTE DEI FORNAI A PARMA

SERIE ALFABETICA DEI FORNAI REGISTRATI DAL CENSIMENTO DEL 1765

LISTA DEI FORNAI ATTIVI A PARMA NEL 1765

LISTA DEI FORNAI ATTIVI A PARMA NEL 1765 ORDINATA PER PARROCCHIE

[1] Boccaccio, Giovanni, Novella II, Cisti fornaio con la sua parola fa ravvedere messer Geri Spina d’una sua trascurata domanda. (pp. 185-189) in: Il Decameron, vol. II, Berlino, 1829, G. Fincke, p. 185.