Alla Facoltà del Design del Politecnico di Milano, una parmigiana, Deborah Ferraguti ha discusso un’ampia e approfondita tesi di laurea sull’allestimento di un percorso espositivo dedicato alla pasta presso la Corte di Giarola, relatore il prof. arch. Luca Basso Peressut. Il lavoro è risultato interessante e degno di attenzione per l’impostazione metodologica, la serietà di approfondimento e le soluzioni proposte. Ne pubblichiamo perciò una sintesi, corredata da alcune immagini del progetto.
La realizzazione del progetto per il Museo della Pasta si configura all’interno di un ampio programma culturale che l’Associazione Musei dei Cibo della provincia di Parma sta perseguendo ormai da alcuni anni. Con la recente inaugurazione del Museo del Pomodoro nel contesto della Corte di Giarola, si è creata l’opportunità di affiancare questo percorso museale con un allestimento tematico sulla pasta.
L’analisi è partita dall’indagine sul sistema cibo come identità sociale e carattere distintivo di un paese, un patrimonio gastronomico da scoprire fatto di gusto, esperienza e tradizione. È stato quindi analizzato il fenomeno del turismo gastronomico che vede nei prodotti tipici del territorio il principale fattore attrattivo. La ricerca è proseguita con lo studio del panorama museale nazionale e internazionale in cui s’inserisce lo spazio museale.
In seguito è stato sviluppato un piano generale di ridisegno della Corte di Giarola e delle zone limitrofe dal punto di vista dei percorsi e della rifunzionalizzazione degli edifici in disuso, proponendo alcuni temi progettuali e i loro possibili sviluppi. È stato quindi scelto come approfondimento di tesi, il progetto museografico per il Museo della Pasta da allestirsi negli spazi sovrastanti il Museo del Pomodoro.
La collezione messa a disposizione dall’Archivio Storico Barilla, è stata lo strumento per la definizione degli spazi e del percorso museale. L’idea di progetto nasce dalla caratteristica principale dei Musei del Cibo di Parma: sono musei di processo e di racconto in quanto si propongono di descrivere le tecnologie di trasformazione dei prodotti e l’evoluzione di tali competenze nel tempo.
Due sono i protagonisti dell’esposizione museale: il frumento e il fattore umano, poiché sono gli elementi essenziali del percorso dalla terra alla tavola. L’obiettivo è quello di far conoscere ai visitatori la storia e l’evoluzione che hanno accompagnato negli anni la trasformazione del grano in pasta.
La narrazione museale è stata suddivisa in quattro “chicchi tematici”: il frumento, le farine, il pane e la pasta. L’idea di progetto prende corpo da questi concetti, la cui parola chiave riassuntiva è “contestualizzazione”: ambientare cioè gli oggetti più significativi della collezione per coglierli nella loro essenza originale, mettendo in evidenza l’individuo come modellatore e utilizzatore degli stessi.
Il contributo dell’uomo viene messo in luce attraverso l’allestimento di quattro diorami, esplicativi di ogni sezione tematica, nei quali vengono ricreati tridimensionalmente gli ambienti di lavoro legati ai processi di trasformazione del grano in pasta. Ogni tema è inoltre approfondito attraverso tavole didascaliche, supporti per audiovisivi e bacheche espositive per alcuni oggetti della collezione appositamente selezionati.
Il percorso espositivo si sviluppa per tutta la lunghezza dello spazio museale chiudendosi ad anello. La struttura dell’allestimento accompagna il visitatore seguendo un andamento spezzato dal quale si generano le soluzioni espositive previste; in corrispondenza delle arcate vetrate, perde il suo sviluppo verticale, trasformandosi in pavimentazione.
Il percorso nella prima sala è inoltre definito dal corpo espositivo centrale: un filare di spighe di frumento, che riproduce tutte le varietà esistenti del cereale, si relaziona con un supporto a tiranti orizzontali ai quali vengono appese stampe, fotografie e riproduzioni in approfondimento alle sezioni tematiche. Questa installazione ha suggerito il logo di progetto: una spiga di grano che si trasforma in sottili linee simili a spaghetti come simbolo della relazione tra il frumento e la pasta.
La seconda sala è dedicata al pastificio storico dove sono esposti gli antichi macchinari per la produzione della pasta: una impastatrice, una gramola e due torchi, quello orizzontale per le paste corte e quello verticale per quelle lunghe. L’esposizione è descritta attraverso supporti didascalici e audiovisivi insieme a una riproduzione in scala che ne descrive l’utilizzo e le principali componenti. A fianco è allestito un tavolo interattivo dove i visitatori possono toccare con mano le varie tipologie di grano e di farina come conclusione del percorso informativo precedente.
Proseguendo nella sala successiva, il percorso culmina con un omaggio al vicino Museo Ettore Guatelli di Ozzano Taro: riprendendo la filosofia espositiva è stata proposta una composizione geometrica a parete che mette in gioco i numerosi oggetti presentati in serie come rotelle dentate, stampi, matterelli, trafile. Completano la sezione sulla pasta fatta in casa, due tavoli espositivi accompagnati da supporti audiovisivi di approfondimento.
A seguire sono esposte le varietà di pasta trafilata accompagnate dalla trafila corrispondente, descritta nelle sue caratteristiche tecniche per finire con una composizione a parete che raccoglie i più bei manifesti pubblicitari sulla pasta.
Nel percorso di ritorno, lungo le arcate aperte verso il portico, si trovano tre “acquari” dove danzano, mosse da bolle d’aria, riproduzioni di tutte le varietà di pasta: suggestiva installazione che prende ispirazione dal rituale di cottura della pasta e conclude il percorso “dalla terra alla tavola”.