di Emilio Milana
Da “La scia dei tetraedri – Nel mare gastronomico delle Egadi” una lettura nuova e documentata sulla diffusione della pasta di semola di grano duro nel Mediterraneo.
L’AUTORE
Emilio Milana, ingegnere elettronico e inventore, dopo una lunga carriera negli USA e in Giappone ritorna alle suggestioni della sua Marettimo per rileggerne la storia millenaria in chiave gastronomica
«Sono nato nel 1944 e vissuto fino ai 11 anni a Marettimo, un’isola più mediterranea che italiana, in una famiglia di gente di mare, pescatori e naviganti. Sono stato, però, educato, da un nonno contadino, anche alla montagna, che nell’isola ha una bellezza dolomitica. Finito il liceo a Trapani, l’amore per il mare e la possibilità di continuare a studiare, mi spingono ad arruolarmi all’Accademia Navale di Livorno, dove faccio il biennio d’ingegneria. La vita è dura e soprattutto condizionata dal rigore delle regole. Prevale, però, il senso della libertà, e quindi abbandono la divisa da cadetto e ritorno a volare libero nel mio mare. Faccio il triennio universitario a Palermo sostenendomi con il ricavato della pesca, che, durante il periodo estivo, riesco a praticare intorno a Marettimo. Nel 1968 sono già ingegnere meccanico, a pieni voti, e subito vengo assunto dal Centro Ricerche Fiat di Torino, che mi spedisce dopo qualche mese in America, presso il Massachusetts Institute of Technolgy (M.I.T) di Boston, per acquisire la specializzazione in Optoelettronica. Ritornato in Italia metto a punto dei laboratori molto innovativi al Centro Ricerche, finalizzati allo studio dei motori e delle carrozzerie. Dopo circa dieci anni di Fiat vengo prelevato da una multinazionale italiana, specializzata nella realizzazione di sistemi di misura dimensionale, al millesimo di millimetro, per le case automobilistiche mondiali. Il successo continua a crescere, raggiungendo in breve tempo alti livelli nella carriera e vedendomi attivo in Europa, America e soprattutto Giappone. A 58 anni, maturati quarant’anni contributivi, lascio la mia attività; compro una barca a vela di 14 metri e comincio a navigare, insieme a mia moglie, per tutto il Mediterraneo.
Sin da quando ero a Marettimo, ancora bambino, ero affascinato dalla natura e mi chiedevo sempre “come” funzionassero le “cose”. Questo mi aveva stimolato un profondo senso della ricerca condizionandomi nella scelta degli studi. La fisica, la matematica e altre scienze me lo consentirono e continuai a farlo per tanti anni. A un certo punto cominciai a domandarmi “perché” funzionassero “le cose” e quello che avevo fatto non mi bastava più. Mi occorreva dell’altro, qualcosa magari di più vago, di meno preciso, di meno scientifico. Ho cominciato con la storia, con l’uomo. Era la strada giusta? Non lo sapevo, ma valeva tentare! E nello stesso tempo sentivo il bisogno di allontanarmi, di isolarmi. Mi occorreva una barca, una barca a vela – passiona antica – che, con il suo silenzio e il suo spazio fluido, mi desse serenità per riflettere.
Nei mesi invernali, inattivi, ritorno a frequentare l’università, e prendo un’altra laurea. Stavolta è in “semiologia”. Mi dedico a ricostruire la storia della mia isola partendo dalla sua gastronomia. Seguono poi altri libri: sui racconti antichi popolari della mia terra, visti dal punto di vista storico, sociale, educativo; e infine sull’archeologia (Hiera fu cartaginese?) con la scoperta di alcuni siti archeologici che confermano il grande ruolo cartaginese di Hiera (oggi Marettimo)».
Cfr.: MARIO GENCO, Emilio, il pentito delle Ricciole, in “Giornale di Sicilia”, 13 agosto 2004, p. 37. Link all’articolo
L’OPERA
«La scia dei tetraedri nasce sempre dalla voglia di ricerca. Volevo leggere la storia della Sicilia occidentale dal punto di vista del cibo, della cucina, seguendo i principi di un grande storico di fine Novecento: Fernand Braudel (1902-1985), il quale affermava che la storia va vista sotto punti di vista diversi, i più svariati, e che soprattutto l’asse temporale degli avvenimenti va allungato quanto più possibile. Cerco di coinvolgere altri tre vecchi compagni di scuola con culture maturate in campi diversi, ma a uno a uno tutti abbandonano il progetto. Non demordo e continuo da solo. Scrivendo, mi accorgo che dentro serbo latente una passione: l’archeologia. In fondo cosa è la cucina se non archeologia vivente? I “tetraedri” molto apprezzati in ambito locale e sul podio al “Bancarella cucina” di Pontremoli (2009) e al “Premio Museo della Pasta” di Roma, hanno, però, diffusione assai limitata».
Il testo, di grande spessore e con metodo di indagine rigoroso, approfondisce, con due ricche appendici, anche la storia del vino e della pasta, suggerendo ipotesi innovative sulla diffusione della pasta di semola di grano duro nel Mediterraneo in stretta correlazione alla diffusione delle comunità ebraiche lungo le coste italiane.
La scia dei tetraedri – Nel mare gastronomico delle Egadi, Ravenna, D. Montanari editore, 2008.
Leggi la storia della pasta e la sua diffusione nel Mediterraneo